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sabato 20 marzo 2010

Lettera ad un amico


Caro Oreste,come ti ho già detto,ho sofferto dall'infanzia di una grave forma di postumi di polio.So ben io quello che significa andare avanti nella esclusione e nonostante l'esclusione.Ho potuto farlo perché avevo la guida di mio padre e, quando è morto, mi è stato tutto molto ma molto più difficile.La mia condizione di vita mi dà una naturale e conseguente appartenenza al mondo di coloro che rigettano il mercato senza regole,perché la selezione e la sottrazione a chi vive di ciò che gli è necessario per stare al mondo, così come Dio ha ordinato,anche nella miseria del peccato originale,è un atto contrario alla vita.Nella nostra nazione l'uomo si è dato degli istituti volti alla difesa dei cittadini e che, in un raggio di azione man mano più ampio,svolgono un'azione sussidiaria insostituibile.Il nucleo centrale è la famiglia,poi le istituzioni di 1° grado,la scuola,i centri di assistenza sanitaria,la Chiesa.Quando le necessità crescono e si specializzano,abbiamo centri che coprono bisogni particolari e adempiono funzioni legate ad una comunità più ampia,più allargata,università,ospedali,carceri,ecc...
Tutte queste istituzioni costituiscono risorse di potere e di affermazione della classe politica. La prima carità è di adoperarsi perché esse tornino nelle mani dei cittadini ed in queste mani risiedano anche dove, come nel Sud,non vi sono mai state.Bisogna educare a capire che la difesa e l'amministrazione efficiente e corretta delle istituzioni è carità cristiana,è sottrazione degli esclusi al loro isolamento,è trionfo di Cristo.Perciò impadronirsi o adoperare una istituzione pubblica per fini propri, cattivi e diversi,è peccato gravissimo.Spesso mi capitava, da dirigente, di essere soggetto ad accertamenti,indagini, ispezioni. Dicevo sempre:" Se voi pensate che io non infrango la legge,perché temo la pena,vi sbagliate.Io rispetto la legge perché è peccato gravissimo infrangerla.Finora, ma se essa mi dettasse qualcosa contrario alla legge di Dio, io la infrangerei".
Bisogna allargare i confini delle proprie osservazioni e dire che lo sfruttamento dei bambini, degli incapaci,dei deboli,delle nazioni povere è l'affermazione del mondo, così come l'ha sconvolto il demonio dopo il peccato originale.Non esiste copertura di procedure, di apparenza, di difesa di interessi nazionali, di impresa,di investimenti, di progresso economico,di ricchezza,di benessere.
Noi abbiamo dovere e necessità di andare a svolgere l'opera silenziosa e strafottente delle apparenze di Santa Teresa di Calcutta. Dobbiamo abbassare il nostro livello di sciupo delle ricchezze e creare, là dove c'é miseria ed indigenza e malattia, condizioni di vita compatibili.E' il minimo che possiamo fare di fronte alla sofferenza di Cristo che è in ogni sofferente e si vede, ogni giorno, coperto di abominio.Non vorrei sembrare un enunciatore di principi perché la religione è pratica di vita.Allora,per essere pratici,si può offrire un tetto ed un pasto a quelli che stanno in mezzo alla strada. Si può anche ritagliare,ogni giorno, dal proprio ne cessario,una quota e destinarla ai poveri, a chi ha necessità.
Caro Oreste questo argomento è il centro del mio cuore.
Per il momento lo fermo qua perché mia moglie mi chiama.

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