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domenica 12 maggio 2013







LA  RIVOLTA DEI COCCI

La crisi della società napoletana è di identificazione di se stessa e di frattura tra abitante e territorio. La vecchia Napoli si è dissolta ed una Napoli nuova non è mai nata. Il centro della città è chiuso in una diga dio palazzi addossati, senza soluzione di continuità, tra provincia e città. Così come la citta non è più identificabile secondo i parametri ed il carattere che la distinguevano, i paesi si sono dissolti. Non più campagna - ed era sempre bella, ma -in specie- quella che si inoltrava da Ponticelli a Portici lungo via Botteghelle e quella a confine della via Napoli dalle pendici di Posillipo a Pozzuoli ( campagna e mare ) - non più paese, ma un ammasso di costruzioni non attrezzato od organizzato per la vita di una società. Le grida di Nottola delle "Mani sulla città"  :"E  questa è zona agricola ! E quanto la puoi pagare oggi...ma domani può valere settantamila e pure di più." - si sono realizzate in pieno. Le ricchezze del mattone sono finite in poche mani. La miseria abbonda. In effetti i quartieri costruiti in periferia, all'inizio carenti di infrastrutture primarie come strada acqua luce elettrica trasporto assistenza medica scuole, hanno ospitato migliaia di famiglie ignote le une alle altre, prive di lavoro e tutte appartenenti al primo gradino della scala sociale. La triste storia non riguarda solo la provincia ma anche la cinta urbana, Fuorigrotta come Ponticelli e Secondigliano.
La degenerazione urbanistica ha indotto povertà ed esclusione sociale. La debolezza del tessuto sociale ha moltiplicato la delinquenza e creata la malavita organizzata che si è introdotta nella pubblica amministrazione.
Oggi tra la classe dirigente ed il popolo napoletano esiste un contrasto di interessi e di visione della vita.
La casta padrona ha adottato il linguaggio  e l'agire di Nottola, la popolazione dislocata in periferia, privata dei mille mestieri di Napoli, ha organizzata la malavita ed uno dei più fiorenti traffici di droga di Europa. Lo svuotamento del centro ha reciso rapporti e legami del popolo con quella classe media che oggi non esiste più ma che garantiva una coesione tra le diverse componenti della società. E in effetti l'estremizzazione della scala sociale a Napoli si è verificata prima che nelle altre città perché prima sono stati recisi i gradini intermedi.
La disposizione di traffico che l'Amministrazione Comunale ha adottata isola ancora di più il centro della città. Tende a creare un'isola di cittadini di reddito sicuro e di modi esclusivi.
La città langue, non identifica se stessa.
E' necessario che il popolo prenda coscienza dei diritti essenziali che gli vengono negati : sanitari, scolastici, di lavoro, di rispetto ambientale, di rispetto delle regole del vivere sociale. Chi è al governo di Napoli non educa il popolo alla difesa dei suoi diritti e doveri. Tollera che ci si dedichi allo sfruttamento del territorio ed alla crassazione della popolazione. La corruzione ed il malcostume dovrebbero essere estranei al governo della città. Si convocano le menti perché discutano e propongano, in realtà il dibattito è estraneo alla realtà concreta. Noi abbiamo bisogno di partire dalla realtà semplice e quotidiana. Prendere coscienza di essa, leggerne le urgenze attuali e quotidiane e per esse spendere la propria attività civica in maniera rigorosa e ferma anche se pacifica.
Il futuro sono i bambini e perciò le madri. E' necessario fondare la città di domani. Il futuro sono i giovani. E' necessario fondare una comunità. Il futuro sono le famiglie.
Poiché persiste un'incapacità di buon governo e la classe dirigente è corrotta ed incapace, il movimento per la difesa della dignità
dell'essere italiani e napoletani deve venire dal basso. La massa spinta alla base della scala sociale deve prendere coscienza dell'importanza decisiva del momento. L'organizzazione, la fisiologia stessa del finanzcapitalismo tende al possesso delle cose e delle persone, anche se nel suo destino fatale vi è l'esaurimento delle risorse. La vita, invece, è nella capacità della persona di ritrovare e difendere se stessa e la propria dignità. La Chiesa ha compreso questo, occorre che lo comprendiamo noi laici.


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