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lunedì 11 febbraio 2013




 

TITOLO:  SERVIRE    IL    SIGNORE

La notizia è esplosa nella ultima ora antimeridiana ed ha spazzato via, almeno per una giornata, la cronaca dei litigiosi confronti e delle aeree promesse degli eterni politici italiani.

La motivazione delle dimissioni è semplice e preannunciata, il non essere od almeno non sentirsi ad 86 anni forte e lucido a sufficienza per affrontare un lavoro sempre più complesso e delicato come inserire il Volto della Chiesa,cioè il Volto di Gesù nella dinamica sempre più complicata dei paesi di tutto il mondo. Benedetto XVI , proseguendo l’ecumenismo di Giovanni XXIII ed affermando la presenza della Chiesa in un dialogo aperto a tutto il mondo, ha visitato israeliani e mussulmani, protestanti  e comunisti ed ha accolto i grandi della terra ed i reietti , i Rom e gli scienziati. Ha visitato i carcerati  calandosi nell’assemblea degli ospiti di Rebibbia , rispettando la loro dignità di uomini e facendo sentire l’amore ed il calore anche corporeo,stringendo mani e carezzando volti, che poi è la stessa predilezione che Gesù – che non è mai stato Ministro degli Interni – ha per chi pecca e per chi soffre.

Ha visitato i piccoli in ospedale, trattenendosi con i malati e con chi li cura e li assiste. Ha accolto gli operai , le famiglie, gli studenti. Si è calato nella nostra società portandovi un soffio di speranza ed il sapore di una giustizia chiara ed affidabile. Nel tormento delle sofferenze umane della Chiesa, ha tirato alla luce i delitti di pedofilia di sacerdoti colpevoli.

La luce del Suo Pontificato è nella semplicità e nella carità. “Ti benedico, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.” Ha predicato il vangelo e svolta la Catechesi con la semplicità , la chiarezza e l’amore dei santi, poiché i segreti della Rivelazione appartengono alle anime semplici  e Benedetto XVI  lo è.

E’ necessario “un profondo rinnovamento culturale” con la risorgenza dei “valori di fondo” che regolano i rapporti (Volpatto). Benedetto XVI tende allo sviluppo integrale dell’uomo come Paolo VI  nella Populorum Progressio . Però lo sviluppo dell’informatica e la sua applicazione al mercato finanziario, sostenuto dallo sviluppo della tecnica informatica e telematica ha allontanato  l’umanesimo dall’amministrazione della terra. In un mercato globale ristretto all’unica regola della competitività e senza riguardo della dignità di vita dell’uomo sulla terra, la sfida dei pochi ricchi ferisce

 

l’integrità  dell’ uomo sulla terra aumentando il divario tra ricchi e poveri, tra coloro che hanno diritto all’abbondanza dei beni della terra e chi manca dell’essenziale per vivere. Bisogna comprendere che la sfida lanciata dalla predominanza assoluta dello sviluppo della tecnica è ultimativa e può essere letale per l’uomo e per la natura stessa. La crisi attuale ha snodato il suo percorso nelle ferite apportate all’ambiente naturale – simboli la caduta verticale dell’imprenditoria anche quella edilizia ed il problema divenuto enorme e mondiale dell’inquinamento. In queste condizioni possono vivere i pochi, ma i molti hanno vita breve e precaria e malata. Occorre allora cambiare  il nostro cammino, darsi nuove regole e nuove forme di impegno.

 

“Siamo chiamati ad avanzare, a fare avanzare il mondo, come «luce del mondo» e «sale della terra».

I cristiani non possono avere, nella storia, un ruolo di retroguardia o di involuzione:

il Vangelo che essi hanno tra le mani, le parole e gli esempi di Cristo che in esso sono registrati,

devono renderli nonostante tutte le loro umane debolezze, uomini di avanguardia e di speranza.

Sappiamo che la storia, pur con i suoi alti e bassi,

è avviata verso il definitivo trionfo di Cristo.

In nostro potere è di corrispondere, giorno per giorno, a quel continuo aumento di grazia,

che Dio, nella sua infinita bontà, vuole donarci,

per farci avanzare senza soste né inciampi verso il Regno di Dio.”

 

Ma oggi è l’anno della Fede.

 

“L’atto di credere, ha spiegato il Pontefice, “ è  frutto di un dialogo, in cui c’è un ascoltare, un ricevere e un rispondere”. C’è in gioco, dunque, una relazione comunicativa “con Gesù che mi fa uscire dal mio «io»  per aprirmi all’amore di Dio Padre”.

L’atto di credere è un atto comunitario. Il dialogo con il Signore è comunitario perché riguarda il percorso da fare insieme. E’ così che credere e pregare non  è più un fatto singolo ma riguarda tutta la comunità. Gesù cammina con noi sulla via della salvezza e, per questa ragione, non potremo considerarci Servi di Dio e starcene da parte.

E’ FINITO IL TEMPO DI FARE LO SPETTATORE – SOTTO IL PRETESTO CHE SI E’ ONESTO CRISTIANO.

TROPPI ANCORA HANNO LE MANI PULITE – PERCHE’ NON HANNO FATTO MAI NIENTE.

La frase è di don Primo Mazzolari ma a me ricorda la lacerazione che domina il credente tra la strada indicata da Cristo e l’attuale stato del governo del mondo.

Michea – il profeta di un mondo futuro
Ma chi sono costoro che compiono ingiustizie? Sono quelli che travisano il diritto, sono le autorità che hanno un qualsiasi tipo di potere.

Noi, Santo Padre, Ti ringraziamo perché ci hai indicato come dobbaimo adeguare ad oggi il nostro cammino.

 

Vincenzo Cicala


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