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martedì 7 dicembre 2010

QUELLI NON SONO COME NOI


Sabato a pag.23 di Repubblica ho letto,riportato dalle dispense di Formez Italia destinate alla formazione dei funzionari pubblici del Comune di Roma:"L'art.3 della Costituzione nella prima parte enuncia il principio di uguaglianza,formale in quanto esseri umani (assenza di norme discriminatorie).Non bisogna però considerare uguali a noi persone in condizioni inferiori alle nostre (handycappati)".

L'osservazione è semplice,banale,riportata in tutta ovvietà.Invece è proprio la sua ovvietà ad indicare una rivoluzione atroce che è entrata nella vita quotidiana e viene gradualmente ordinata in comportamenti e nuove norme di legge della pubblica amministrazione. E' proprio quando lo scostarsi diventa normale che la distinzione,sempre esistita,diviene in pratica maltrattamento e persecuzione.

E' lecito assegnare agli alunni diversamente abili personale non sufficientemente preparato? La corsa all'accaparamento del posto suscitò la critica del ministro Fioroni.E' lecito,ora, privare gli alunni diversamente abili del necessario sostegno,non garantire il trasporto e l'assistenza materiale?

E' lecito far raccogliere i rifiuti e farli trasportare all'ospite di un OPG,vigilandolo perché non sgarri e si ribelli? E' lecito torturare giovani in stato di fermo giudiziario?E' lecito rendersi assente dal lavoro con una giustificazione fasulla di malattia? E' lecito affidare ad una persona oggetto di provvedimento per pedofilia una istituzione per piccoli ragazzi sordomunti? E' lecito un ambiente di lavoro nel quale si contraggono malattie tumorali per inquinamento? E' lecito produrre riducendo il salario in maniera che l'operaio non può sfamare una famiglia di tre persone? E' lecito togliere garanzie minime di continuità al lavoratore e licenziarlo senza una giusta causa?
Gli esempi della cronaca quotidiana a dimostrazione di una società sempre più indifferente ai bisogni del prossimo sono numerosi ed indicano l'ormai radicata convinzione che,per stare bene,devo estraniarmi da chi è in condizioni di bisogno.Questa distinzione tra sé e gli altri è passata nel vivere quotidiano come una necessità di sicurezza e di difesa dei propri privilegi. Ed è stata adottata come costume,cioè è divenuta lecita.E' importante porre questa nota,atteso che la legalità è divenuta labile nei contenuti e non generale nell'applicazione,nel senso che per alcuni l'applicazione della legge è sicura,per altri è incerta nei tempi e nei modi.Il pregiudizio della differenza e della difesa della propria eccellenza esercita la propria efficacia sulle vittime subito e con forza.E' importante chiedere quale è il fattore che determina eccellenza e predominio.
Viviamo in una società nella quale il "possesso",nei suoi usi, non incontra il limite dell'interesse comune.Come prima la promozione sociale veniva dalla qualificazione professionale,oggi viene dall'accesso ad una carica pubblica oppure dall'amicizia dei potenti oppure dall'appartenenza ad un "clan" di malavitosi o dalla collusione con esso.
La vita pubblica è la rappresentazione delle vicende dei potenti e la cronaca nera.Passiamo giornate davanti al televisore a vedere la rappresentazione della vita della società. In effetti stiamo diventando ignoranti,poveri e disoccupati,cioè sempre più schiavi. E sempre più complici della classe prevalente.
Occorre una catarsi morale che ci consenta non una strategia di attacco al sistema,ma una strategia di difesa.Non è né facile né semplice.Intanto dobbiamo difendere la possibilità di essere onesti e semplici senza divenire martiri della pubblica degradazione o bersaglio di killer.
Dobbiamo difendere il lavoro dei genitori e la speranza dei figli.L'uguaglianza di tutti di fronte all'istruzione,alla sanità ed alla legge.Tutto questo in alternativa al potere,perché non è possibile oggi divenire soci del potere e conservare l'aspirazione ad una società pulita.Soprattutto dobbiamo difendere l'art.3 della Costituzione Italiana.I cattolici sono stati artefici della Repubblica e della Costituzione Italiana (cerchino di ricordarlo i detrattori di Pio XII) e sono obbligati a difenderla ed a ristabilirne i principi di uguaglianza. Anche per gli invalidi.

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