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lunedì 9 agosto 2010

LA MILITANZA SOCIALE DEI CATTOLICI


Cara Lucia,
mi hai scritto:"Dio ti guardi con amore ed esaudisca i tuoi desideri che sono concentrati sul bene comune e sull'amore verso le persone indifese".Ti ringrazio di avermi scritto questo. Quello che io desidero è la difesa dei diritti che furono conquistati,spesso con il sacrificio della propria vita, da tanti cattolici militanti e combattenti. Affermati nella Costituzione e, man mano,realizzati negli anni cinquanta e sessanta. Parlo soprattutto della Riforma previdenziale,della Riforma sanitaria, della Riforma Scolastica.Queste attribuivano ai cittadini tutti pari dignità,sicurezza di non essere abbandonati alla morte ed alla sofferenza come sbocco celere e doloroso di una mancata assistenza,possibilità per i giovani di proseguire gratuitamente gli studi,se meritevoli, e di accedere a concorsi ed a borse di studio non riservate a figli di docenti di ruolo, di grandi elettori di onorevoli, di conoscenti e persone inserite in strutture di potere,garanzia di accesso alla alfabetizzazione di tutti, anche degli abitanti delle periferie delle città, di comunità montane e delle piccole isole.
Nel 1933 Edith Stein, a propsito del nazismo, scriveva a papa Pio XI :" Si tratta di un fenomeno che provocherà molte vittime. Si può pensare che gli sventurati che ne saranno colpiti non avranno abbastanza forza morale per sopportare il loro destino. Ma la responsabilità di tutto ciò ricade tanto su coloro che li spingono verso questa tragedia,tanto su coloro che tacciono.Non solo gli ebrei,ma anche i efedeli cattolici attendono da settimane che la Chiesa faccia sentire la Sua voce contro un tale abuso del nome di Cristo da parte di un regime che si dice cristiano". E aggiunge :!" L'idolatria della razza, con la quale la radio martella le masse, non è di fatto un'eresia esplicita? (...) Noi temiamo il peggio per l'immagine mondiale della Chiesa se il silenzio si prolungherà ulteriormente". Il pericolo di oggi è più grave ed è globale. La Chiesa lo ha avvertito già dagli anni sessanta con un "brano fondamentale della teologia cattolica sul versante della socialità e della vita civile",cioè con la Pacem in Terris di Giovanni XXIII del 1963.
Nel mondo noi stiamo passando ad una società delle proprietà. Si tratta di una società triste e lugubre.E' una società nella quale le cose si posseggono senza limitazioni per danni a terzi e senza considerare la valenza sociale di ciò che si possiede. Vale il luogo dove si produce di più ed a minor prezzo e la concorrenza del libero mercato. Così in Africa,per esempio in Nigeria, così per la cementificazione selvaggia delle periferie.Il sistema ha prodotto centinaia di milioni di vittime in Africa,in Estremo Oriente,in Asia,in Europa. Ha generato un esodo biblico dal sud verso il nord. Ha invasa l'Italia come una peste. Ha generato povertà per molti ed accumulo di enormi ricchezze per pochi.Ha messo in crisi lo stato sociale,ha rafforzata l'influenza politica ed amministrativa della malavita sull'amministrazione delle regioni meridionali. Questo mentre ancora non sono approvate quelle leggi e quella riforma che traccerà il profilo dell'Italia degli affari.
La situazione italiana è socialmente molto più complicata di quella degli altri paesi europei, perché la nazione è divisa in due e perché non esiste una classe dirigente e prevale l'idea che,per il governo della nazione non urge la politica, ma l'imprenditoria. In altre nazioni esistono movimenti indipendentistici. Hanno radici storiche e non comportano divario economico o culturale.Così in Belgio. Così in Spagna. In Italia si è posta la questione del Mezzogiorno,che,prima della guerra,non esisteva. Il gap con il nord è aumentato ed è nato il separatismo lombardo veneto.
In queste condizioni,prevalendo l'interesse economico e avendosi una concentrazione sempre maggiore delle ricchezze,la dissolvenza del welfare è molto rapida nelle regioni meridionali. Il rigore economico verso di esse è puntuale e decretato con urgenza.
Ignoranza e miseria si accordano,e carente formazione del cittadino si accorda con l'illegalità, deve dirsi che la classe dirigente non si è mai fatta carico della formazione del cittadino e che le difficoltà della scuola dell'obbligo e della Media Superiore segnano, per la prima volta dal dopoguerra, aumento degli analfabeti ed una qualità insufficiente del sapere dei diplomati.
Cara Lucia,
la situazione non inclina al disagio,ma ad uno stato di vera e propria soggezione dei cittadini italiani poveri e meridionali, soggezione ad un numero di pochi che dispone della propria fetta di potere al di là di ogni regola etica e legale,come si evince in chiaro dalla cronaca quotidiana.
Noi ci proponiamo l'educazione del cittadino alla pratica del proprio dovere ed alla rivendicazione dei propri diritti.
Noi,lontani dal potere e dall'attuale classe dirigente, se formeremo il cittadino,avremo compiuto un dovere e, se lo faremo con umiltà e con amore per gli uomini,senza acrimonia verso nessuno, Gesù sarà nostro compagno nel cammino.

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