LA BARBARIE
DELLE CARCERI
La punizione che da il tribunale della malavita è atroce e
mira ad abbattere la dignità dell’uomo fino a considerarlo un essere
esecrabile. Di solito procede con l’abbattimento del capo marcio, ma quando non
può esporsi troppo procede all’abbattimento morale.
La pena che da la società civile si distingue perché salva la
dignità dell’uomo e, anzi, serve a riscattarlo ed a ridargliela.
La nazione che agisce verso il reo come la malavita da essa
non si distingue.
In Italia le condizioni della carcerazione sono abominevoli e
rappresentano bene il degrado e l’inquinamento delinquenziale della classe
dirigente, quella che amministra la cosa pubblica ed il parastato e quella che,
in collusione con la malavita, inquina di fabbricati e di materiali velenosi e
puzzolenti il suolo italiano.
Una delle categorie che affolla il carcere è quella dei
clandestini, gente che è sfuggita al cataclisma del luogo di origine per
approdare ad un probabile suicidio in una profumata prigione.
Chi ha varata e sostenuta la legge che pone in carcere chi
scappa dalla fame e dalla guerra civile della propria patria ha da risponderne al consesso delle nazioni
civili ed alla propria nazione che ha coperto di ignominia.
Altra categoria è quella dei giovani drogati, qualcuno morto
in carcere per le mazzate ricevute e fotografate. Quale vergogna per il Bel
Paese! Qualcuno dovrà pur certificare il
delitto commesso su questi giovani. Dovrà pur dire come quando e perché non si
riesce a creare un luogo diverso dal carcere dove controllarli,curarli ed
impedirgli di continuare a drogarsi. Neanche nelle grandi piazze di spaccio di
Napoli e Provincia esiste un luogo di cura e di prevenzione per drogati.
A parlare chiaro si tratta di impedirgli di drogarsi e curarli per restituirli alla normalità. E può
essere che non possano esservi
provvedimenti e leggi di prevenzione e di repressione capaci di impedire alla
malavita di commerciare in droga ?. Se si vuole evitare che la nazione finisca di cadere
definitivamente in basso credo si debba alla fine riconoscere che quella con la
malavita è una guerra aperta e come tale richiede l’uso di una legge finalizzata
alla rinascita da questa interminabile agonia sociale. Chiaramente non può provvedere alla legiferazione l’alta
percentuale di parlamentari che si drogano e l’altissima percentuale di
amministratori che colludono con la mala.
Altra categoria che soggiorna in carcere per tempi assurdi di
durata è quella dei detenuti in attesa di giudizio. Dato che, poi, alla fine dei
diversi gradi di giudizio, la maggioranza – se ha avuta la possibilità economica di sostenere le spese di avvocati ecc … - risulta innocente, non si
vede come quando e perché abbia dovuto stare in carcere per decenni. Un
cittadino libero deve solo pregare Dio di non capitarci.
Dicono tutti che bisogna riformare la giustizia. Da quando le
leggi vengono fatte ad usum delphini non
si può pensare che il parlamento italiano, se non cambiano i parlamentari ed i
loro capi, sia in grado di licenziare una riforma della giustizia semplice ed
utile a restituire alla nazione un grado di civiltà accettabile. La Riforma
della Giustizia si farà o non si farà è cosa lunga ed incerta poiché bisogna stabilire
quali degli interessi confliggenti delle diverse parti possano essere
soddisfatti. Bisogna considerare : a) i delitti della malavita organizzata
hanno un effetto sulla società maggiore e dannoso più di quello compiuta dal
singolo delinquente. Ciò negli effetti che si propone, lotta per il dominio di
una parte del territorio urbano, appropriazione coatta di un bene fabbricato,
di danaro od altro, assassinio del sindaco che non rispetta gli interessi della
mafia sul comune amministrato ecc. (voglio aggiungere che troppo spesso non si
arriva a mandanti e ad esecutori materiali e la
storia è cominciata da troppo lontano per non tenerne conto);
b) per l’influenza deleteria di disgregazione del tessuto
civile il delitto di mafia non può essere sottoposto alla disciplina comune.
L’effetto di esso inoltre non può ricadere solo sul mandante e sull’esecutore
ma su tutto il clan. Questo perché quel delitto è espressione di una volontà
collegiale e perché lo scopo raggiunto con esso è funzionale al mantenimento ed
all’accrescimento dell’azione delinquenziale che è frutto di una organizzazione
societaria ;
c) il legislatore deve ancora considerare che la malavita organizzata ha esteso la sua
influenza e la sua volontà di possesso all’Italia Settentrionale – come dire a
quella che fu la Capitale Morale d’Italia Milano – ed all’Italia Centrale come
dire l’Emilia Romagna, come dire Genova o come dire Arezzo ecc…
Il problema è da risolvere poiché la malavita organizzata ha
in mente di estendere ancora il suo potere, ma non pensa affatto di assumere
responsabilità di governo chiara, dichiarata. L’Italia potrebbe tutt’al più
arrivare ad essere una repubblica sud americana anni cinquanta.
Questo non è possibile perché l’Italia è al centro del
Mediterraneo – punto di riferimento di tutta l’Africa Settentrionale- e perché
l’Italia fa parte dell’Europa Unita. Sono due posizioni incompatibili con
l’odierna corruzione. L’odierna corruzione è anche una sofferenza ulteriore per
i carcerati poiché la malavita ha tradizionalmente influenza anche sulla vita
delle carceri. Di questo deve tener conto il legislatore, ma soprattutto chi
governa perché il vivere in carcere sia possibile, perché venga rispettata la
dignità dei carcerati e perché la vita del carcere non subisca influenze
esterne.
Vincenzo Cicala
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