TITOLO:
SERVIRE IL SIGNORE
La notizia è esplosa nella ultima ora
antimeridiana ed ha spazzato via, almeno per una giornata, la cronaca dei
litigiosi confronti e delle aeree promesse degli eterni politici italiani.
La motivazione delle dimissioni è
semplice e preannunciata, il non essere od almeno non sentirsi ad 86 anni forte
e lucido a sufficienza per affrontare un lavoro sempre più complesso e delicato
come inserire il Volto della Chiesa,cioè il Volto di Gesù nella dinamica sempre
più complicata dei paesi di tutto il mondo. Benedetto XVI , proseguendo l’ecumenismo
di Giovanni XXIII ed affermando la presenza della Chiesa in un dialogo aperto a
tutto il mondo, ha visitato israeliani e mussulmani, protestanti e comunisti ed ha accolto i grandi della
terra ed i reietti , i Rom e gli scienziati. Ha visitato i carcerati calandosi nell’assemblea degli ospiti di
Rebibbia , rispettando la loro dignità di uomini e facendo sentire l’amore ed
il calore anche corporeo,stringendo mani e carezzando volti, che poi è la
stessa predilezione che Gesù – che non è mai stato Ministro degli Interni – ha per chi pecca e per chi soffre.
Ha visitato i piccoli in ospedale,
trattenendosi con i malati e con chi li cura e li assiste. Ha accolto gli
operai , le famiglie, gli studenti. Si è calato nella nostra società portandovi
un soffio di speranza ed il sapore di una giustizia chiara ed affidabile. Nel
tormento delle sofferenze umane della Chiesa, ha tirato alla luce i delitti di
pedofilia di sacerdoti colpevoli.
La luce del Suo Pontificato è nella
semplicità e nella carità. “Ti benedico,
Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose
ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.” Ha predicato il
vangelo e svolta la Catechesi con la semplicità , la chiarezza e l’amore dei
santi, poiché i segreti della Rivelazione appartengono alle anime semplici e Benedetto XVI lo è.
E’ necessario “un
profondo rinnovamento culturale” con la risorgenza dei “valori di fondo” che
regolano i rapporti (Volpatto). Benedetto XVI tende allo sviluppo integrale
dell’uomo come Paolo VI nella Populorum
Progressio . Però lo sviluppo dell’informatica e la sua applicazione al mercato
finanziario, sostenuto dallo sviluppo della tecnica informatica e telematica ha
allontanato l’umanesimo dall’amministrazione
della terra. In un mercato globale ristretto all’unica regola della
competitività e senza riguardo della dignità di vita dell’uomo sulla terra, la
sfida dei pochi ricchi ferisce
l’integrità dell’ uomo sulla terra aumentando il divario
tra ricchi e poveri, tra coloro che hanno diritto all’abbondanza dei beni della
terra e chi manca dell’essenziale per vivere. Bisogna comprendere che la sfida lanciata
dalla predominanza assoluta dello sviluppo della tecnica è ultimativa e può
essere letale per l’uomo e per la natura stessa. La crisi attuale ha snodato il
suo percorso nelle ferite apportate all’ambiente naturale – simboli la caduta
verticale dell’imprenditoria anche quella edilizia ed il problema divenuto enorme
e mondiale dell’inquinamento. In queste condizioni possono vivere i pochi, ma i
molti hanno vita breve e precaria e malata. Occorre allora cambiare il nostro cammino, darsi nuove regole e nuove
forme di impegno.
“Siamo chiamati ad avanzare, a fare avanzare il mondo, come «luce
del mondo» e «sale della terra».
I cristiani non possono avere, nella storia, un ruolo di
retroguardia o di involuzione:
il Vangelo che essi hanno tra le mani, le parole e gli esempi
di Cristo che in esso sono registrati,
devono renderli nonostante tutte le loro umane debolezze,
uomini di avanguardia e di speranza.
Sappiamo che la storia, pur con i suoi alti e bassi,
è avviata verso il definitivo trionfo di Cristo.
In nostro potere è di corrispondere, giorno per giorno, a
quel continuo aumento di grazia,
che Dio, nella sua infinita bontà, vuole donarci,
per farci avanzare senza soste né inciampi verso il Regno di
Dio.”
Ma oggi è l’anno della Fede.
“L’atto di credere, ha spiegato il Pontefice, “
è frutto di un dialogo, in cui c’è un
ascoltare, un ricevere e un rispondere”. C’è in gioco, dunque, una relazione
comunicativa “con Gesù che mi fa uscire dal mio «io» per aprirmi all’amore di Dio Padre”.
L’atto di credere è un atto comunitario. Il
dialogo con il Signore è comunitario perché riguarda il percorso da fare
insieme. E’ così che credere e pregare non
è più un fatto singolo ma riguarda tutta la comunità. Gesù cammina con
noi sulla via della salvezza e, per questa ragione, non potremo considerarci
Servi di Dio e starcene da parte.
E’ FINITO IL TEMPO DI FARE LO SPETTATORE – SOTTO IL
PRETESTO CHE SI E’ ONESTO CRISTIANO.
TROPPI ANCORA HANNO LE MANI PULITE – PERCHE’ NON HANNO
FATTO MAI NIENTE.
La frase è di don Primo Mazzolari
ma a me ricorda la lacerazione che domina il credente tra la strada indicata da
Cristo e l’attuale stato del governo del mondo.
Michea – il profeta di
un mondo futuro
Ma chi sono costoro che compiono ingiustizie? Sono quelli che travisano il diritto, sono le autorità che hanno un qualsiasi tipo di potere.
Ma chi sono costoro che compiono ingiustizie? Sono quelli che travisano il diritto, sono le autorità che hanno un qualsiasi tipo di potere.
Noi, Santo Padre, Ti ringraziamo
perché ci hai indicato come dobbaimo adeguare ad oggi il nostro cammino.
Vincenzo Cicala
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